FRA PRODUCTION, fili elastici per mascherine: Un business strutturale
FRA Production, accordo con FCA
Una lunghezza pari a 85mila chilometri, sufficiente ad avvolgere per ben due volte la circonferenza terrestre. È la quantità di filo elastico per mascherine, del peso complessivo di 113 tonnellate, che sarà prodotta o commercializzata nel 2020 da FRA Production, azienda specializzata in prodotti tessili tecnici.
Con sede e due stabilimenti a Dusino San Michele, è il primo produttore al mondo di anelli elastici per uso alimentare e di rete tubolare elastica per medicazioni con il brand Surgifix. Con un fatturato complessivo di oltre 22 milioni di euro nel 2019 e oltre 230 dipendenti, come accennato in questi mesi ha destinato parte della propria attività alla produzione e commercializzazione di filo elastico utilizzato per la realizzazione delle mascherine.
Tra i vari clienti italiani ed europei, per i quali è in grado di produrre 200 tipi di elastici diversi (il numero elevato dipende dal fatto che devono adattarsi alle varie tipologie di macchine per assemblare il prodotto finale), si è aggiunto lo scorso settembre il gruppo FCA (Fiat Chrysler Automobiles). «E’ sicuramente il cliente più importante – afferma l’amministratore delegato, Andrea Colombo – che dallo scorso agosto ha avviato la produzione delle mascherine chirurgiche dopo l’autorizzazione dall’Istituto Superiore di Sanità, nell’ambito del piano di rifornimento dei dispositivi di protezione individuale previsto e promosso dal Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 Domenico Arcuri. Siamo felici e orgogliosi di essere stati scelti, dato che un accordo con un gruppo importante come FCA non è mai semplice né banale. Il nostro obiettivo è quello di assicurare un prodotto di assoluta qualità».
FCA, che realizza le mascherine negli impianti di Mirafiori (Torino) e Pratola Serra (Avellino), a regime sarà in grado di produrre 27 milioni di mascherine al giorno per adulti e bambini. Per il 2021, quindi, FRA Production prevede di fornire globalmente 150mila km di filo.
«Quello dei fili elastici per mascherine – continua Colombo – è un nuovo business in cui abbiamo deciso di entrare dopo l’inizio dell’emergenza sanitaria (prima del Covid il 98% della produzione delle mascherine era in Cina). Lo abbiamo fatto con la prospettiva di renderlo strutturale, quindi non legato solo alla pandemia in atto. Il mondo dell’industria, infatti, non pensa che le mascherine, così come altri dispostivi medici, saranno abbandonati dopo che sarà trovato il vaccino, per cui il Covid diventerà un brutto ricordo. Anche se, ovviamente, non se ne farà un uso così massiccio come oggi. La popolazione occidentale seguirà le orme di quella orientale, abituata ad utilizzare le mascherine in luoghi particolarmente affollati, come gli aeroporti. E questo perché sarà ormai diventata un’abitudine in un mondo che non vedrà sparire il rischio di fenomeni pandemici. Basti pensare che negli ultimi 20 anni si sono verificate numerose epidemie, fortunatamente mai sfociate in pandemia come adesso. Di conseguenza abbiamo in mente di effettuare investimenti su impianti e macchinari per adattare la nostra capacità produttiva alle future richieste del mercato. Per cominciare, abbiamo in programma di effettuare la riconversione di due telai poco prima di Natale».
Nei mesi scorsi l’azienda ha anche avviato la produzione di mascherine, che però non rappresenta un business strutturale come quello dei fili elastici, «più adatto a noi e in cui siamo in grado di essere maggiormente competitivi», sottolinea Colombo.